Friday, May 05, 2006

Buon Compleanno Sigmund


Flectere si nequeo Superos,
Acheronta movebo
Virgilio Eneide, VII, 312
Se non potrò piegare le divinità del cielo,
smuoverò l' inferno
L' Interpretazione dei Sogni
Sigmund Freud
Il sogno è un fenomeno psichico pienamente valido e precisamente l' appagamento di un desiderio.
Il sogno può essere provocato da un processo intimo, divento in un certo senso recente attraverso il lavoro mentale diurno.
Il sogno non è che una forma particolare del nostro pensiero ; è il lavoro onirico che produce questa forma ed esso solo è l' essenziale del sogno, la spiegazione della sua peculiarità.

Tuesday, March 28, 2006

Muss Es Sein ? Es Muss Sein!

Scrivere è una delle poche professioni rimaste dove ciascuno non può fare a meno di assumersi le proprie responsabilità
Erica Jong

Un' amica mi ha ricordato i nostri bei momenti vissuti insieme tre anni fa. Sembra ieri, sento ancora l' eco delle nostre risate e le immagini serene di serate trascorse semplicemente insieme tra amici, un bel gruppo.
La leggerezza di quei momenti mi sembra irreale ora che la vita è diventata per me e anche per lei molto più pesante. Per leggero e pesante intendo quello a cui si riferisce Milan Kundera nel suo L' insostenibile leggerezza dell' essere. L' autore nel libro fa riferimento alla musica di Beethoven, al suo motivo " Muss es sein ? Es muss sein!" e dice " Il tedesco è una lingua di parole pesanti ". E poi aggiunge " é una storia interessante sul passaggio dal leggero al pesante ( quindi secondo Parmenide, sul passaggio dal positivo al negativo). Da qui Kundera trae spunto per parlare di come affrontiamo la vita a seconda che siamo influenzati da un obbligo sociale esteriore, oppure da un imperativo interiore, che non ci lascia scampo e ci incita maggiormente alla rivolta.
In sintesi avere una passione, una missione da compiere ad ogni costo è pesante e non ci abbandona mai. Se il nostro daimon, come scrive James Hillman nel suo Codice dell' Anima, è quello di essere medici, scrittori o quant' altro, non ci permetterà di non divenirlo, perchè fin dalla nascita ci porrà nella condizione di fare solo quello, una scelta obbligata, ma pur sempre una scelta, perciò non contraria al libero arbitrio.
Questo a mio avviso è un meraviglioso privilegio, ma è anche un grosso peso sull' anima, un fardello che dovremo portare fino alla fine. Alle volte quando frequentavo la facoltà di medicina e avevo dei dubbi, la mia mente pensava che forse avrei potuto dedicarmi alle relazioni pubbliche, ho fatto un master alla Burson Marsteller e uno stage alla Barabino & Partners, oppure scrivere, ho seguito un corso di giornalismo, collaborato a riviste, scritto newsletter e sognato di scrivere un libro.
Però quando la mia vita assomigliava alla Sinfonia Concertante K 364 di Mozart, sentivo suonare una sirena dell' ambulanza e mi ricordavo che era quello il mio destino. La dicotomia della mia anima rimane, perchè so che non posso fare a meno della leggerezza di scrivere parole in libertà, come sto facendo ora: però quando sono vicino a un mio paziente sento di essere utile; mentre quando scrivo so di essere viva e riesco a dare un senso a tutto il dolore di cui un malato mi rende partecipe. Compassione vuol dire patire insieme e solo dopo questo momento di dolore posso arrivare alla purificazione, alla catarsi.
Credo che anche per altre persone non sia facile: penso ai missionari, a chi si occupa di opere umanitarie, ma anche di chi come gli attori devono incarnare una vita di cui non sanno nulla. Forse hanno un' anima multiforme, adattabile ad ogni circostanza, ma il rischio che parte del personaggio ti resti dentro esiste.
Da qui credo nascano figure molto tormentate come Antonin Artaud.

Wednesday, March 22, 2006

Vita e morte

"... i nostri volti col marchio della fatica, degli inganni, del successo, dell' amore; i nostri occhi stanchi che cercavano ancora, che cercavano sempre quel qualcosa nella vita che mentre s' attende è già andato."
da Giovinezza Joseph Conrad
Vivere da giovani è rincorrere le illusioni che ci fanno credere che la nostra vita sarà meravigliosa ed eterna.
Quando poi ci risvegliamo dal nostro giovanile fantasticare, ci rendiamo conto che la vita ci è scivolata tra le mani e noi, rincorrendo quei fatui valori, abbiamo perso di vista il quotidiano.
Presi dall' angoscia che provoca la sensazione della morte imminente molti vecchi, uso questa rude accezione di proposito senza ipocriti eufemismi, si comportano un po' come il cameriere del racconto di Hemingway " Un posto pulito, illuminato bene", il quale recita una versione nichilista del padrenostro e attende impotente e rassegnato la fine.
Non sempre comunque occorre invecchiare per provare il senso di annientamento che accompagna l' idea di morte; per esempio nel caso del melanconico in cui il Super-io appare come una "...coltura della pulsione di morte ", secondo Freud. Caso ben noto ne " La strada di Swann " di Marcel Proust, dove il bambino Jean - Marcel percepisce la notte e il sonno come prefigurazioni di morte, mentre, la madre che sale da lui ad abbracciarlo, rappresenta la vita.
Quindi alla fine qual è la luce che dirada le tenebre della morte? L' amore sembrerebbe. Come osserva lo stesso Freud in " Al di là del principio di piacere " , dove fa coincidere la libido con l' Eros dei poeti e dei filosofi, mentre il termine Thanatos, che non si incontra negli scritti di Freud, anche se egli lo usava nelle conversazioni, è comunque presente nell' opposizione di pulsioni di morte e pulsioni di vita.
Perciò quello che ci permette di sopravviere alla nostra morte fisica è l' amore per la vita, per i figli e per opere che possono testimoniare la nostra presenza su questa terra in eterno, come nel caso di un libro scritto da noi o di qualunque altra opera d' arte .

Tuesday, March 07, 2006

Libertà

"Fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza"
Divina Commedia Inferno XXVI vv119,120
Dante Alighieri
Non mi sono venuti in mente versi più adatti di questi per esprimere il concetto di libertà, intimamente connesso a quello di libero arbitrio.
Si tratta di un ginepraio, lo so: molti, più autorevoli di me, ne hanno discusso, ma la questione è ancora aperta.
Determinismo contrapposto al concetto di libertà, che infrange le regole dell' universo. Ulisse ne è un emblema, abbandona gli affetti, la patria per conoscere e Dante gli fa dire nella sua Commedia: " vincer potero dentro a me l' ardore, ch' i' ebbi a divenir del mondo esperto, e delli vizi umani e del valore". (vv97-99 ).
Molti altri autori hanno utilizzato l' eroe di Omero come simbolo. Pensiamo all ' Ulisse di Alfred Tennyson, una poesia dove l' ideale di vita resta il viaggio come metafora del conoscere: " I will drink life to the lees " vv6-7 , e " I' am a part of all I've met " v 18. Tradotto significa: "Assorbirò la vita fino in fondo " e " Sono diventato parte di tutto ciò che ho incontrato". Quindi conoscenza anche come condivisione del sapere.
Altro meraviglioso Ulisse moderno è quello di Joyce; Leopold Bloom vaga per Dublino in cerca di rapporti umani e di conoscenza concreta, ma ci sono anche Telemaco, Stephen Dedalus, l' idealista e l' infedele Molly Bloom.
Come dicevo molti hanno trattato l'argomento: tra i primi i greci e i romani che diedero al cittadino libertà politica; in seguito il pensiero cristiano introdusse il concetto del peccato originale, che limitò alquanto la libertà individuale. Fino ad arrivare a Cartesio, il cui dubbio restituisce valore alla parola libertà e alla ricerca della verità. Per Kant il determinismo impedisce l' esperienza di libertà, ma ammette per l' anima una libera causalità. Hegel invece crede che la libertà sia indispensabile per l' attuazione della legge morale e in tal modo afferma l' autonomia della volontà. Secondo Marx libertà coincide con liberazione economica. Per Heidegger, dopo l' angoscia provata dall' uomo, che ne segna l' iniziazione all' esistenza, egli riacquista la vera libertà: le cose e il mondo gli diventano estranei, cioè si ha il nulla. Per Sartre infine il processo di nientificazione lo porta a identificare la soggettività con la libertà assoluta: l' uomo è libero di scegliere e di decidere.
Come possiamo definire l' uomo di oggi? Libero? Non lo so, vorrei che fosse così, ma credo che finché la cultura di alcuni sarà un mezzo per dominare gli altri, non esisterà la vera libertà, che è appunto condivisione del sapere senza sopraffazione .

Sunday, March 05, 2006

Felicità, happiness, bonheur, felicidad

"Vivere felici può significare solo vivere il meno infelici possibile"
da "L' arte di essere felici" di Arthur Schopenauer
L' uomo ha sempre ricercato la felicità. Per Socrate il fine ultimo della vita umana è una felicità morale che ci spinga al bene, perciò definita eudemonismo. Per Aristotele è fondamentale agire secondo ragione e solo da ciò può nascere la felicità. Nella sua "Etica Nicomachea" scrive:"...anche la felicità noi diciamo che è un' attività dell' anima".
Mentre Aristippo fa coincidere la felicità con il piacere fisico e da lì nasce l' edonismo. Poi ci saranno altri esponenti quali Epicuro che proporrà l' atarassia, cioè una serenità dello spirito e l' utilitarismo di Bentham e Mill.
Devo ammettere che la parola felicità m' incute paura. Infatti penso all' idea distorta che ne abbiamo oggi, agli psicofarmaci, alle droghe che offrono dei pericolosi surrogati; oppure ad alcuni media che ci propongono una società edonista e priva di valori.
Più che un diritto essere felici a tutti i costi è un dovere. Perché?
Può darsi che lo sguardo disincantato di chi osserva il mondo con occhi critici dia fastidio? Un elemento di disturbo per chi costruisce castelli di carta e ci propone una realtà edulcorata?
Credo che la felicità intesa come puro e semplice edonismo sia pericolosa.
Forse si potrebbe cercare una pace interiore che ci aiuti anche ad agire al meglio per noi stessi e per gli altri. Di sicuro è più difficile da perseguire, ma potrebbe aiutare tanta gente ad essere un po' meno disperata.
Nella nostra natura umana è insito il senso del tragico: guerre, sterminii, dolore fisico e psicologico. L' azione tragica di questi avvenimenti si risolve poi nella catarsi, o purificazione, che prelude alla pace, ad esempio dopo un conflitto. Come diceva Vico, la storia è fatta di corsi e ricorsi ciclici. Ciò spiega in parte perché dopo una guerra c' è più ottimismo, nonstante sembri una contraddizione. Una sorta di felicità per un futuro che non può essere peggiore del passato. Di sicuro è una possibilità che non vorrei mai si dovesse avverare!
Dopotutto potremmo almeno cercare di essere più sereni, se non felici, dal momento che la felicità mi sembra una chimera.
Se provassimo a parlarci e a comprenderci, amando di più noi stessi e gli altri. Probabilmente molte tragedie si potrebbero evitare.

Friday, March 03, 2006

La vita sessuale Sigmund Freud

"La psicoanalisi ha fatto sì che sia stato possibile parlare della sessualità "
Robert Musil
Un merito non da poco se si pensa alle difficoltà che ancora ci sono a parlare di sesso.
Forse qualcuno può pensare che sia facile fare dibattiti sulla sessualità proprio perché ormai la pornografia dilaga, ma non è così. Se parlate con un adolescente vi rendete conto che si esprime liberamente con quello che potremmo definire un linguaggio scurrile, ma non riesce a parlare in maniera serena della sessualità con termini appropriati e tantomeno ad esporre i suoi dubbi o problemi e questo accade anche a molti adulti.
Paradosso? Ora che la nostra società ha accettato il sesso esposto, con tutto ciò che questo comporta, ci ritroviamo in imbarazzo a parlare di argomenti che dovrebbero essere accettati e condivisi. Perchè?
Difficile capire queste contaddizioni, ma non sarà perché è molto più facile esporre un corpo e fare sesso, piuttosto che mostrare la propria anima e parlare di amore?
Ormai siamo arrivati a una dicotomia tra sesso e amore. All' inizio tutto sembrava semplice: le donne si sono messe alla pari degli uomini con un approccio alla sessualità molto più libero e giocoso. Quindi tutto bene?
Per niente, ormai i problemi di coppia sono la principale causa di un disagio che porta gli uomini a dare la colpa delle loro frustrazioni alle donne e queste a chiedersi come è stato possibile in poco tempo passare da vittime sottomesse a carnefici ree di tutto quanto non funziona nella coppia.
Freud scrisse in "Tre saggi sulla teoria sessuale": "La pulsione è uno dei concetti che stanno al limite tra lo psichico e il corporeo".
Forse è proprio questo il problema: il coinvolgimento sessuale non è solo di tipo fisico, ma è anche di tipo affettivo e intellettuale. Che senso ha stare con una persona che non ti dà affetto ? Meglio comprarsi una bambola gonfiabile che non ti giudica. A quale donna piace fare sesso con un uomo che vuole scappare via appena finito il rapporto? Forse è meglio uscire con l' amica che ti comprende.
Ecco cosa manca in un rapporto: complicità, comprensione, affetto. Tutto questo è amore e non lo si può avere senza mettersi in gioco, rischiare e soffrire anche, ma per qualcosa che è sublime e rende due corpi un' entità spirituale inscindibile.

Thursday, March 02, 2006

Malinconia

"Tutte le cose nobili hanno un' ombra malinconica".
Moby Dick di Herman Melville
Aristotele parlò della malinconia e Ippocrate, il famoso medico dell' antichità, la definì umor nero.
Da allora in poi gran parte dell' arte è stata velata da questa "poetica" forma di depressione, come la definiremmo, in maniera riduttiva, oggi. Infatti non è appropriato parlarne in questi termini, soprattutto perché è ben più di una "malattia dell' anima" e anche perché, non dimentichiamoci, quanta sofferenza può portare una patologia psichica se spinta agli estremi; senza contare che alcuni giovani artisti sono sempre pronti ad emulare i loro maestri, con tragiche consegenze in alcuni casi.
La malinconia non è facile da definire, si può dire che è un' aura di mistero che racchiude una follia letteraria definita spleen da Baudelaire.
Studiata da medici, filosofi, psichiatri, psicologi, anche dallo stesso Freud, e letterati: esiste pure un testo intitolato "L' anatomia della malinconia".
Ora sappiamo cosa comporta la depressione, le cause fisiche e le conseguenze correlate a questa insidiosa malattia. Però,se in alcuni casi la malinconia ha permesso di produrre opere di un tale valore, non si può definirla del tutto negativa.
Si tratta di un modo amplificato di sentire le cose e di provare le emozioni; magari pericoloso se non controllato, ma che porta l' arte a livelli sublimi.
Quindi se si tratta di sola pura malinconia e non di altre patologie, perché non provare a curarla con la magia della parola, piuttosto che con una pillola?