Tuesday, March 28, 2006

Muss Es Sein ? Es Muss Sein!

Scrivere è una delle poche professioni rimaste dove ciascuno non può fare a meno di assumersi le proprie responsabilità
Erica Jong

Un' amica mi ha ricordato i nostri bei momenti vissuti insieme tre anni fa. Sembra ieri, sento ancora l' eco delle nostre risate e le immagini serene di serate trascorse semplicemente insieme tra amici, un bel gruppo.
La leggerezza di quei momenti mi sembra irreale ora che la vita è diventata per me e anche per lei molto più pesante. Per leggero e pesante intendo quello a cui si riferisce Milan Kundera nel suo L' insostenibile leggerezza dell' essere. L' autore nel libro fa riferimento alla musica di Beethoven, al suo motivo " Muss es sein ? Es muss sein!" e dice " Il tedesco è una lingua di parole pesanti ". E poi aggiunge " é una storia interessante sul passaggio dal leggero al pesante ( quindi secondo Parmenide, sul passaggio dal positivo al negativo). Da qui Kundera trae spunto per parlare di come affrontiamo la vita a seconda che siamo influenzati da un obbligo sociale esteriore, oppure da un imperativo interiore, che non ci lascia scampo e ci incita maggiormente alla rivolta.
In sintesi avere una passione, una missione da compiere ad ogni costo è pesante e non ci abbandona mai. Se il nostro daimon, come scrive James Hillman nel suo Codice dell' Anima, è quello di essere medici, scrittori o quant' altro, non ci permetterà di non divenirlo, perchè fin dalla nascita ci porrà nella condizione di fare solo quello, una scelta obbligata, ma pur sempre una scelta, perciò non contraria al libero arbitrio.
Questo a mio avviso è un meraviglioso privilegio, ma è anche un grosso peso sull' anima, un fardello che dovremo portare fino alla fine. Alle volte quando frequentavo la facoltà di medicina e avevo dei dubbi, la mia mente pensava che forse avrei potuto dedicarmi alle relazioni pubbliche, ho fatto un master alla Burson Marsteller e uno stage alla Barabino & Partners, oppure scrivere, ho seguito un corso di giornalismo, collaborato a riviste, scritto newsletter e sognato di scrivere un libro.
Però quando la mia vita assomigliava alla Sinfonia Concertante K 364 di Mozart, sentivo suonare una sirena dell' ambulanza e mi ricordavo che era quello il mio destino. La dicotomia della mia anima rimane, perchè so che non posso fare a meno della leggerezza di scrivere parole in libertà, come sto facendo ora: però quando sono vicino a un mio paziente sento di essere utile; mentre quando scrivo so di essere viva e riesco a dare un senso a tutto il dolore di cui un malato mi rende partecipe. Compassione vuol dire patire insieme e solo dopo questo momento di dolore posso arrivare alla purificazione, alla catarsi.
Credo che anche per altre persone non sia facile: penso ai missionari, a chi si occupa di opere umanitarie, ma anche di chi come gli attori devono incarnare una vita di cui non sanno nulla. Forse hanno un' anima multiforme, adattabile ad ogni circostanza, ma il rischio che parte del personaggio ti resti dentro esiste.
Da qui credo nascano figure molto tormentate come Antonin Artaud.

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